4 Agosto 2010
GRANO DURO SICILIANO

 Dai 16 ai 18 centesimi al chilo. E’ il prezzo che i cerealicoltori siciliani stanno ottenendo per il loro grano duro: ancora molto basso per  poter recuperare i costi di produzione.  E’ l’allarme della Coldiretti siciliana sulla base della rilevazione  dell’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (Ismea) e della verifica sul territorio regionale.
Circa il 30 per cento in meno è la percentuale indicata dall’Ismea. Nel giugno di quest’anno una tonnellata costava 156,43 euro, nel 2009 circa 222 euro.
In Sicilia –sottolinea ancora la Coldiretti – in un anno è diminuita anche la superficie seminata e la produzione. Secondo i dati Istat 2010 sono  5.716.013 i quintali di grano duro prodotti su una superficie di 200.378 ettari. L’anno prima la produzione era stata di 6.272.443 quintali e la superficie 228.539 ettari.
“La  situazione è grave anche a causa dell’ importazione massiccia di grano da tutto il mondo – sottolineano il presidente e il direttore della Coldiretti siciliana,  Alfredo Mulè e Giuseppe  Campione. Basti pensare che in Italia l’importazione di grano dalla Russia rispetto allo scorso anno è triplicata raggiungendo i 32 milioni di chili nel primo quadrimestre del 2010.
“E mentre il prodotto siciliano, di qualità, viene deprezzato si continua ad importare dall’estero. Bisogna privilegiare le produzioni siciliane – aggiungono i vertici dell’organizzazione agricola per una vera filiera corta che valorizzi le produzioni locali con l’indicazione dell’origine.
“Oggi – concludono Mulè e Campione – è possibile spacciare come made in Italy la pasta ottenuta dal grano importato dal Messico, Turchia o Kazakistan. Così la pasta che si consuma è fatta con grano che arriva da fuori senza che il consumatore lo sappia. Un dato su tutti deve far riflettere: nel nostro Paese lo scorso anno sono stati importati oltre 6,5 miliardi di chili di grano duro e tenero”.